Il metodo Augustus di Elvezio Galanti
Istituzione del Servizio Nazionale di Protezione
Civile
Caratteristiche di base per la pianificazione
di emergenza
definizione di un piano - successo di una operazione
di protezione civile - struttura di un piano
Analisi comparata fra attività di programmazione
e di pianificazione
Criteri di massima per la pianificazione provinciale
di emergenza
Criteri di massima per la pianificazione comunale
di emergenza
Vitalità di un piano
aggiornamento periodico - attuazione di esercitazioni
- informazione alla popolazione
“Il valore della pianificazione diminuisce
con la complessità dello stato delle cose”. Così duemila
anni fa, con una frase che raccoglieva una visione del mondo
unitaria fra il percorso della natura e la gestione della
cosa pubblica, l’imperatore Ottaviano Augusto coglieva pienamente
l’essenza dei concetti che oggi indirizzano la moderna pianificazione
di emergenza che si impernia proprio su concetti come semplicità
e flessibilità.
In sostanza: non si può pianificare nei minimi particolari,
perché l’evento - per quanto previsto sulla carta - al suo
“esplodere” è sempre diverso. Il metodo Augustus nasce da
un bisogno di unitarietà negli indirizzi della pianificazione
di emergenza che, purtroppo, fino ad oggi ha visto una miriade
di proposte spesso in contraddizione fra loro perchè formulate
dalle varie amministrazioni locali e centrali in maniera
tale da far emergere solamente il proprio “particolare”.
Tale tendenza ha ritardato di molto il progetto per rendere
più efficaci i soccorsi che si muovono in un sistema complesso
tipico di un paese come il nostro.
Esigenza questa assunta come “primaria attività” da perseguire
nel campo della protezione civile del Sottosegretario di
Stato Franco Barberi che, ricoprendo anche la responsabilità
della Direzione Generale della protezione civile e dei servizi
antincendio, ha potuto incaricare un gruppo di lavoro specifico
per l’elaborazione di una unica linea guida per la pianificazione
di emergenza.
Altre carenze erano state evidenziate dal Sottosegretario
nel campo della pianificazione di emergenza: la genericità
della legge 225/92 per l’attività di pianificazione di emergenza;
la carenza procedurale ed effettiva, nella circolare n.2
del 1994 riguardante la pianificazione di emergenza del
Dipartimento della Protezione Civile, sia per il mancato
riferimento dei piani di emergenza per il rischio idrogeologico
alla suddivisione del territorio per i bacini idrografici
(previsti dalla legge 183/89 difesa del suolo), sia per
l’assenza di un riferimento sul modello di intervento all’interno
delle pianificazioni di emergenza.
Il gruppo di lavoro incaricato di elaborare le linee guida
“Augustus” (composto da funzionari del Dipartimento della
Protezione Civile e del Ministero dell’Interno), tenendo
conto di queste indicazioni, ha prodotto un lavoro che rappresenta
una sintesi coordinata degli indirizzi per la pianificazione,
per la prima volta raccolti in un unico documento operativo.
L’importanza delle linee guida del metodo Augustus, oltre
a fornire un indirizzo per la pianificazione di emergenza,
flessibile secondo i rischi presenti nel territorio,
delinea con chiarezza un metodo di lavoro semplificato
nell’individuazione e nell’attivazione delle procedure per
coordinare con efficacia la risposta di protezione civile.
Nel nostro paese non mancano (o, comunque, non mancano sempre)
i materiali ed i mezzi: mancano soprattutto gli indirizzi
sul come attivare queste risorse in modo sinergico.
Il metodo Augustus vuole abbattere il vecchio approccio
di fare i piani di emergenza basati sulla concezione burocratica
del solo censimento di mezzi utili agli interventi
di protezione civile e introdurre con forza il concetto
della disponibilità delle risorse; per realizzare
questo obiettivo occorre che nei piani di emergenza siano
introdotte le funzioni di supporto con dei responsabili
in modo da tenere “vivo” il piano, anche attraverso periodiche
esercitazioni ed aggiornamenti.
Nel metodo Augustus sono ben sviluppati questi concetti
per le competenze degli Enti territoriali proposte alla
pianificazione (per gli eventi di tipo a) e b) art. 2 L.225/92),
ove viene evidenziato che attraverso l’istituzione delle
funzioni di supporto nelle rispettive sale operative
(9 funzioni per i comuni e 14 per le provincie e regioni)
si raggiungono due obiettivi primari per rendere efficace
ed efficiente il piano di emergenza:
a) avere per ogni funzione di supporto la disponibilità
delle risorse fornite da tutte le amministrazioni pubbliche
e private che vi concorrono;
b) affidare ad un responsabile della funzione di supporto
sia il controllo della specifica operatività, sia l’aggiornamento
di questi dati nell’ambito del piano di emergenza. Inoltre
far lavorare in “tempo di pace” i vari responsabili delle
funzioni di supporto per l’aggiornamento del piano di emergenza
fornisce l’attitudine alla collaborazione in situazioni
di emergenza, dando immediatezza alle risposte di protezione
civile che vengono coordinate nelle Sale Operative.
Si chiarisce con il metodo Augustus la diversità dei ruoli
nel modello di intervento Provinciale con la distinzione
dei ruoli del CCS (Centro Coordinamento Soccorsi) e della
Sala Operativa. Il CCS si configura come l’organo di coordinamento
Provinciale ove si individuano delle strategie generali
di intervento, mentre nella Sala Operativa Provinciale si
raccolgono le esigenze di soccorso e si risponde secondo
le indicazioni provenienti dal CCS. Questi due organi debbono
necessariamente operare in distinti locali, ma sotto un’unica
autorità.
Il COM è invece la struttura decentrata del coordinamento
Provinciale per meglio svolgere la direzione unitaria dei
servizi di emergenza coordinandoli a livello provinciale
con gli interventi dei Sindaci dei Comuni afferenti al COM
stesso.
Le funzioni di supporto, da attuare nei comumi, non debbono
essere necessariamente 14 ma dovranno essere istituite a
ragion veduta, in maniera flessibile o in base a una pianificazione
di emergenza già predisposta in un determinato territorio
per un determinato evento, oppure per far fronte ad immediate
esigenze operative dei comuni durante o prima di un evento
calamitoso.
Il Sindaco a sua volta non possiede un organo di supporto
per le strategie, ma organizza la risposta di protezione
civile sul proprio territorio attraverso la costituzione
di una Sala Operativa comunale.
Questo metodo di lavoro, dunque, è valido certamente per
i Sindaci (che sono la prima autorità di protezione civile)
e per i responsabili di protezione civile degli enti territoriali,
che il DLGS 112 del 31/3/98, più noto come «Decreto Bassanini»
conferisce loro dirette funzioni sia di pianificazioni che
di attuazione di interventi urgenti in caso di crisi per
eventi classificati «a» e «b» (art. 2, L. 225/92) avvalendosi
anche del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Il metodo Augustus rappresenta comunque un punto di riferimento
per tutti gli operatori di protezione civile che, con competenze
diverse, sono impegnati quotidianamente ad affrontare le
emergenze spesso configurate impropriamente come “eventi
naturali”, con una loro specifica ciclicità.
E’ ormai noto a tutti che terremoti, alluvioni, eruzioni
vulcaniche, frane, si manifestano quasi sempre, nei territori
dove in passato tali eventi hanno causato sistematiche distruzioni
e disagi di ogni tipo alla popolazione. Negli ultimi anni
la distruzione dei beni e i danni alla popolazione sono
aumentati per un uso dissennato del territorio e delle risorse
che hanno elevato in maniera critica il valore esposto e,
quindi, l’entità del rischio in aree notoriamente pericolose.
Se la ciclicità è un fattore costante per un fenomeno calamitoso,
l’entità del danno e il tipo di soccorsi sono parametri
variabili; per questo si dice che le emergenze non sono
mai uguali fra loro a parità di intensità dell’evento che
si manifesta. Quindi, proprio per questo, gli operatori
di protezione civile debbono essere pronti a gestire “l’incertezza”,
intesa come l’insieme di quelle variabili che di volta in
volta caratterizzano gli effetti reali dell’evento.
La “gestione dell’incertezza” si affronta con le stesse
regole con cui la scienza medica affronta il pericolo o
il rischio di contagi nelle malattie: applicando, cioè,
il principio della massima prevenzione attraverso il ricorso
alla vaccinazione di massa. Nell’attività preparatoria della
protezione civile questo principio corrisponde a gestire
in maniera corretta il territorio ad organizzare una corretta
informazione alla popolazione sui rischi e all’adozione,
nel piano locale di protezione civile di linguaggi e procedure
unificate fra le componenti e le strutture operative che
intervengono nei soccorsi. Di fondamentale rilevanza è anche
l’organizzazione di periodiche esercitazioni di protezione
civile con la popolazione e i soccorritori per passare dalla
“cultura del manuale” alla “cultura dell’addestramento”.
Insomma si tratta di coordinare un sistema complesso nelle
sue molteplici specificità e competenze: “Augustus” è la
base su cui improntare le attività di pianificazione a tutti
i livelli di responsabilità che sono individuate dalle attuali
norme di protezione civile. E’ un metodo di lavoro di base
che, comunque, rimane oggettivamente valido al di là delle
diverse assunzioni di responsabilità che nuove norme potranno
assegnare a soggetti diversi dall’attuale ordinamento. Siamo
oggi in grado, per quanto concerne la pianificazione di
emergenza, di uniformare le procedure delle pianificazioni
nazionali a quelle regionali, provinciali e comunali.
Queste pagine non comprendono gli indirizzi della pianificazione
nazionale ma quelle concernenti le risposte di protezione
civile sul territorio attraverso i piani provinciali e comunali.
Il Piano deve contenere:
-Coordinamento ed indirizzo per tutte le fasi di risposta
previste dal Piano;
-Procedure semplici e non particolareggiate;
-Individuazione delle singole responsabilità nel modello
di intervento;
-Flessibilità operativa nell’ambito delle funzioni di supporto.
COORDINAMENTO E INDIRIZZO
La legge 24 febbraio 1992, n. 225, istitutiva del Servizio
Nazionale di Protezione Civile, consente per la prima volta
l’attuazione della pianificazione di emergenza.
Il coordinamento e indirizzo per le attività di Previsione,
Prevenzione e Soccorso nell’ambito del Servizio Nazionale
riguarda:
• Le tipologie degli eventi secondo quanto
previsto dall’art. 2;
• Il decentramento con specifiche competenze
alle autonomie locali per le attività di Previsione, Prevenzione
e Soccorso;
• Gli ambiti di competenza delle Componenti
e delle Strutture Operative;
• Il Comitato Operativo della P.C., art.
10;
• La Commissione Grandi Rischi.
Per lo svolgimento di tali attività sono individuati dalla
L.225/92 e dal D.LGS. 112/98 differenti Enti e/o Amministrazioni,
sia a livello centrale che a livello periferico.
DEFINIZIONE DI PIANO
Il progetto di tutte le attività coordinate e delle procedure
di Protezione Civile per fronteggiare un qualsiasi evento
calamitoso atteso in un determinato territorio è il PIANO
DI EMERGENZA.
Il Piano di emergenza deve recepire:
1. Programmi di Previsione e Prevenzione;
2. Informazioni relative a:
a. processi fisici che causano le condizioni di rischio
e relative valutazioni,
b. precursori,
c. eventi,
d. scenari,
e. risorse disponibili.
Di conseguenza occorre rappresentare cartograficamente le
indicazioni utili alla caratterizzazione dei possibili scenari
di rischio per l’attuazione delle strategie di intervento
per il soccorso e il superamento dell’emergenza, razionalizzando
e mirando l’impiego di uomini e mezzi.
SUCCESSO DI UNA OPERAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE
Al successo di un’operazione di protezione civile concorrono
le seguenti condizioni:
• Direzione unitaria
La direzione unitaria delle operazioni di emergenza si esplica
attraverso il coordinamento di un sistema complesso e non
in una visione settoriale dell’intervento.
• Comunicazione
Costante scambio di informazioni fra il sistema centrale
e periferico nell’ambito del SNPC
• Risorse
Utilizzo razionale e tempestivo delle risorse realmente
disponibili e della reperibilità degli uomini e dei mezzi
adatti all’intervento.
STRUTTURA DI UN PIANO
Il piano deve essere strutturato in tre parti fondamentali:
1. Parte generale
2. Lineamenti della Pianificazione
3. Modello di intervento
1. Parte generale:
Si raccolgono tutte le informazioni relative alla conoscenza
del territorio, alle reti di monitoraggio presenti, alla
elaborazione degli scenari di rischio.
2. Lineamenti della pianificazione:
Si individuano gli obiettivi da conseguire, per dare una
adeguata risposta di P.C. ad una qualsiasi emergenza.
3. Modello di intervento:
Si assegnano le responsabilità nei vari livelli di comando
e controllo per la gestione delle emergenze di P.C.; si
realizza il costante scambio di informazioni nel sistema
centrale e periferico di P.C.; si utilizzano le risorse
in maniera razionale.
Questi criteri sono applicabili alla pianificazione di emergenza
a livello Nazionale, Regionale, Provinciale e Comunale.
In queste pagine si affrontano esclusivamente i due ultimi
livelli.
![[Immagine] Analisi comparata fra attività di programmazione e di pianificazione](images/dpc4.jpg)
![[Immagine] ...Analisi comparata fra attività di programmazione e di pianificazione](images/dpc3.jpg)
È una pianificazione elaborata per fronteggiare,
nel territorio provinciale, gli eventi con dimensioni superiori
alla risposta organizzata dal Sindaco (eventi di tipo b).
Il Piano Provinciale di emergenza si compone di:
A - Parte generale
B - Lineamenti della pianificazione
C - Modello di intervento
A - Parte generale
A.1- Dati di base
A.2- Scenario degli eventi attesi
A.3- Indicatori di evento e risposte del Sistema provinciale
di protezione civile
A.1 Dati di base
Cartografia
occorre reperire la seguente cartografia, già realizzata
da enti ed amministrazioni:
• carta di delimitazione del territorio,
regionale, provinciale e comunale, scala 1:200.000 o 1:150.000;
• carta idrografica, scala 1:100.000;
• carta dell’uso del suolo, scala 1:50.000;
• carta dei bacini idrografici con l’ubicazione
degli invasi e degli strumenti di misura: pluviometri e
idrometri, scala 1:150.000 o 1:200.000;
• carta geologica, scala 1:100.000;
• carta geomorfologica, scala 1:25.000;
• carta della rete viaria e ferroviaria,
dei porti, aeroporti ed eliporti, scala 1:100.000;
• cartografia delle attività produttive
(industriali, artigianali, agricole, turistiche);
• cartografia della pericolosità dei vari
eventi nel territorio provinciale;
• cartografia del rischio sul territorio
provinciale.
Popolazione:
• numero abitanti per comune e nuclei
familiari;
• carta della densità della popolazione
per comune e provincia.
A.2 Scenari degli eventi attesi
Gli scenari si ricavano incrociando le seguenti cartografie
tematiche che sono prodotte dalle Amministrazioni provinciali
e regionali (programmi di protezione civile).
A.2.1 Rischio idrogeologico:
Alluvioni
• cartografia delle aree inondabili;
• stima della popolazione coinvolta nelle
aree inondabili;
• stima delle attività produttive coinvolte
nelle aree inondabili;
• quantificazione delle infrastrutture
pubbliche e private coinvolte nelle aree inondabili;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
Frane
• cartografia degli abitati instabili;
• stima della popolazione nell’area instabile;
• quantificazione delle infrastrutture
pubbliche e private nell’area instabile;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio)
Dighe
• tipi di crollo (sifonamento, tracimazione);
• onda di sommersione (da crollo e/o manovra
degli scarichi di fondo);
• quantificazione delle infrastrutture
pubbliche e private ubicate nell’area coinvolta dall’ ipotetica
onda di sommersione;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio.)
A.2.2 Rischio sismico:
• carta della pericolosità sismica;
• rilevamento della vulnerabilità (edifici
pubblici e privati;)
• stima dell’esposizione delle infrastrutture
e dei servizi essenziali alla comunità;
• censimento della popolazione coinvolta
dall’evento atteso;
• classificazione sismica dei comuni.
A.2.3 Rischio industriale:
• censimento delle industrie soggette
a notifica e dichiarazione;
• specificazione dei cicli produttivi
degli impianti industriali;
• calcolo delle sostanze in deposito e
in lavorazione;
• censimento della popolazione nell’area
interessata dall’evento;
• calcolo dell’area d’impatto esterna
alle industrie.
A.2.4 Rischio vulcanico:
• serie storiche degli eventi vulcanici;
• censimento della popolazione nell’area
interessata dall’evento;
• mappe di pericolosità;
• rilevamento della vulnerabilità con
riguardo anche all’esposizione delle infrastrutture e dei
servizi pubblici essenziali;.
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
A.2.5 Rischio di incendio boschivo:
• Carta dell’uso del suolo (estensione
del patrimonio boschivo);
• Carta climatica del territorio;
• Carta degli incendi storici;
• Carta degli approvvigionamenti idrici.
A.3 Aree di emergenza
• cartografia delle aree per l’ammassamento
dei soccorritori e delle risorse, scala 1:25.000;
• cartografia degli edifici strategici
e loro eventuale rilevamento della vulnerabilità, scala
1:5.000 o 1:10.000;
A.4 Indicatori di evento e risposte del Sistema provinciale
di protezione civile
Gli eventi si dividono in eventi prevedibili
(vulcanico, idrogeologico) e non prevedibili (terremoto,
rischio chimico industriale, incendi boschivi).
Qualora in una porzione di territorio si riscontrino eventi
prevedibili in un arco di tempo determinato, sarà fondamentale
collegare ad ogni allarme una risposta graduale del sistema
provinciale di protezione civile.
Sarà quindi necessario tramite il responsabile della funzione
di supporto n. 1 (vedi pag. 11 e seguenti) garantire un
costante collegamento con tutti quegli enti preposti al
monitoraggio dell’evento considerato nel piano di emergenza.
B - Lineamenti della Pianificazione
I lineamenti sono gli obiettivi che le autorità territoriali
devono conseguire per mantenere la direzione unitaria dei
servizi di emergenza a loro delegati.
B.1 - Coordinamento operativo provinciale
Viene assunta la direzione unitaria dei servizi di emergenza
da attivare, a livello provinciale, per meglio supportare
gli interventi dei Sindaci dei comuni interessati.
B.2 - Salvaguardia della popolazione
Questa attività è prevalentemente assegnata ai Sindaci.
Le misure di salvaguardia alla popolazione
per gli eventi prevedibili sono finalizzate all’allontanamento
della popolazione dalla zona di pericolo; particolare riguardo
deve essere dato alle persone con ridotta autonomia (anziani,
disabili, bambini).
Dovranno essere attuati piani particolareggiati per l’assistenza
alla popolazione (aree di accoglienza, etc.)
Per gli eventi che non possono essere preannunciati sarà
di fondamentale importanza organizzare il primo soccorso
sanitario entro poche ore dall’evento.
B.3 - Rapporti tra le Istituzioni locali e nazionali per
la continuità amministrativa e il supporto all’attività
di emergenza
Si tratta di mantenere la continuità di governo assicurando
il collegamento e le attività comunali e periferiche dello
stato:
B.4 - Informazione alla popolazione
E’ fondamentale, che il cittadino residente nelle zone,
direttamente o indirettamente interessate all’evento conosca
preventivamente:
• le caratteristiche essenziali di base
del rischio che insiste periodicamente sul proprio territorio;
• le predisposizioni del piano di emergenza
nell’area in cui risiede;
• come comportarsi, prima, durante e dopo
l’evento;
• con quale mezzo ed in quale modo verranno
diffuse informazioni ed allarmi.
B.5 - La salvaguardia del sistema produttivo
Questo intervento di protezione civile si può effettuare
o nel periodo immediatamente precedente il manifestarsi
dell’evento (eventi prevedibili), attuando piani di messa
in sicurezza dei mezzi di produzione e dei relativi prodotti
stoccati, oppure immediatamente dopo che l’evento abbia
provocato danni (evento imprevedibile) alle persone e alle
cose; in questo caso si dovrà prevedere il ripristino dell’attività
produttiva e commerciale nell’area colpita attuando interventi
mirati per raggiungere tale obiettivo nel più breve tempo
possibile.
La concorrenza delle aziende produttive nel mercato nazionale
e internazionale non permette che la sospensione della produzione
sia superiore ad alcune decine di giorni.
B.6 - Ripristino della viabilità e dei trasporti
Durante il periodo della prima emergenza si dovranno già
prevedere interventi per la riattivazione dei trasporti
sia terrestri, aerei, marittimi, fluviali, del trasporto
per le materie prime e di quelle strategiche, l’ottimizzazione
dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e l’accesso
dei mezzi di soccorso nell’area colpita.
In ogni piano sarà previsto, per questo specifico settore,
una singola funzione di supporto per il coordinamento di
tutte le risorse e gli interventi necessari per rendere
piena funzionalità alla rete di trasporto.
B.7 - Funzionalità delle telecomunicazioni
La riattivazione delle telecomunicazioni dovrà essere immediatamente
garantita per gestire il flusso delle informazioni degli
uffici pubblici e per i centri operativi dislocati nell’area
colpita attraverso l’impiego massiccio di ogni mezzo o sistema
TLC.
Si dovrà garantire la funzionalità delle reti telefoniche
e radio delle varie strutture operative di protezione civile
per garantire i collegamenti fra i vari centri operativi
e al tempo stesso per diramare comunicati, allarmi etc.
In ogni piano sarà prevista, per questo specifico settore,
una singola funzione di supporto che garantisce il coordinamento
di tutte le risorse e gli interventi necessari per ridare
piena funzionalità alle telecomunicazioni per la trasmissione
di testi, immagini e dati numerici.
B.8 - Funzionalità dei servizi essenziali
La messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi
essenziali dovrà essere assicurata, al verificarsi di eventi
prevedibili, mediante l’utilizzo di personale addetto secondo
specifici piani particolareggiati elaborati da ciascun ente
competente.
La verifica ed il ripristino della funzionalità delle reti
dovrà prevedere l’impiego degli addetti agli impianti di
erogazione ed alle linee e/o utenze in modo comunque coordinato
(Enel, gas...), prevedendo per tale settore una specifica
funzione di supporto, al fine di garantire le massime condizioni
di sicurezza.
B.9 - Censimento e salvaguardia dei Beni Culturali
Nel ribadire che il preminente scopo del piano di emergenza
è quello di mettere in salvo la popolazione e garantire
con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita “civile”,
messo in crisi da una situazione di grandi disagi sia fisici
che psicologici, è comunque da considerare fondamentale
la salvaguardia dei beni culturali ubicati nelle zone a
rischio.
Si dovranno perciò organizzare specifici interventi per
il censimento e la tutela dei beni culturali, predisponendo
anche specifiche squadre di tecnici specializzati nel settore
per la messa in sicurezza dei reperti, o altri beni artistici,
in aree sicure.
B.10 - Modulistica per il censimento dei danni a persone
e cose
La raccolta dei dati prevista da tale modulistica è suddivisa
secondo le funzioni di supporto previste per la costituzione
di una Sala Operativa.
Con questa modulistica unificata è possibile razionalizzare
la raccolta dei dati, che risultano omogenei e di facile
interpretazione.
B.11 - Relazione giornaliera per le Autorità centrali e
conferenza stampa
La relazione dovrà contenere le sintesi delle attività giornaliere,
ricavando i dati dalla modulistica di cui al punto precedente.
Si dovranno anche riassumere i dati dei giorni precedenti
e si indicheranno, anche attraverso i mass-media locali,
tutte le disposizioni che la popolazione dovrà adottare.
I giornalisti accreditati verranno costantemente aggiornati
con una conferenza stampa quotidiana.
Durante la giornata si dovranno inoltre organizzare per
i giornalisti supporti logistici per la realizzazione di
servizi di informazione nelle zone di operazione.
B.12 - Struttura dinamica del piano provinciale: aggiornamento
dello scenario ed esercitazioni
Il continuo mutamento dell’assetto urbanistico del territorio,
la crescita delle associazioni del volontariato, il rinnovamento
tecnologico delle strutture operative e le nuove disposizioni
amministrative comportano un continuo aggiornamento del
piano sia per lo scenario dell’evento atteso che per le
procedure
Le esercitazioni rivestono quindi un ruolo fondamentale
al fine di verificare la reale efficacia del piano di emergenza.
Esse devono essere svolte periodicamente a tutti i livelli
secondo le competenze attribuite alle strutture operative
previste dal piano stesso; sarà quindi necessario ottimizzare
linguaggi e procedure e rodare il piano di emergenza redatto,
sullo specifico scenario di un evento atteso, in una determinata
porzione di territorio.
Per far assumere al piano le migliori caratteristiche di
un documento vissuto e continuamente aggiornato sarà fondamentale
organizzare le esercitazioni secondo diverse tipologie:
• esercitazioni senza preavviso per le
strutture operative previste nel piano;
• esercitazioni congiunte tra strutture
operative e popolazione interessata all’evento atteso (la
popolazione deve conoscere e provare attraverso le esercitazioni
tutte le azioni da compiere in caso di calamità).
• esercitazioni periodiche del solo sistema
di comando e controllo, anche queste senza preavviso, per
una puntuale verifica della reperibilità dei singoli responsabili
delle funzioni di supporto e per testare l’efficienza dei
collegamenti.
C - Modello di intervento
“Rappresenta il coordinamento di tutti i centri operativi
(DICOMAC, CCS, COM, COC) dislocati sul territorio”.
C.1 Sistema di comando e controllo
È il sistema per esercitare la direzione unitaria dei servizi
di emergenza a livello provinciale e si caratterizza con
tre strutture operative:
• Centro Coordinamento Soccorsi (CCS);
• Sala Operativa provinciale con 14 funzioni
di supporto;
• Centri Operativi Misti (COM).
Il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS)
Può configurarsi nel Comitato Provinciale
della Protezione Civile ed è il massimo organo di coordinamento
delle attività di Protezione Civile a livello provinciale.
Sarà composto dai massimi responsabili di tutte le componenti
e strutture operative presenti nel territorio provinciale.
Dovrà individuare le strategie di intervento per il superamento
dell’emergenza razionalizzando le risorse disponibili nella
Provincia e al tempo stesso garantire il coordinamento degli
interventi del governo regionale o del governo nazionale
a seconda della natura dell’evento calamitoso.
Decide inoltre la dislocazione nel territorio dei COM in
accordo con il Comitato Operativo Nazionale in caso di evento
di tipo “C”.
Manterrà stretti collegamenti con le autorità preposte all’ordine
pubblico.
La Sala Operativa è organizzata per 14 funzioni di supporto;
esse rappresentano le singole risposte operative che occorre
organizzare in qualsiasi tipo di emergenza a carattere provinciale.
Ogni singola funzione avrà un proprio responsabile che in
“tempo di pace” aggiornerà i dati relativi alla propria
funzione e in caso di emergenza provinciale sarà l’esperto
che attiverà le funzioni di soccorso.
L’ubicazione della Sala Operativa dovrà essere individuata
in sedi non vulnerabili e facilmente accessibili.
Le 14 funzioni sono così configurate:
1 - TECNICA E DI PIANIFICAZIONE
Questa funzione comprende i Gruppi Nazionali di ricerca
ed i Servizi Tecnici nazionali e locali.
Il referente sarà il rappresentante del Servizio Tecnico
del comune o del Genio Civile o del Servizio Tecnico Nazionale,
prescelto già in fase di pianificazione; dovrà mantenere
e coordinare tutti i rapporti tra le varie componenti scientifiche
e tecniche per l’interpretazione fisica del fenomeno e dei
dati relativi alle reti di monitoraggio.
2 - SANITÀ’, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA
Saranno presenti i responsabili del Servizio Sanitario locale,
la C.R.I., le Organizzazioni di volontariato che operano
nel settore sanitario.
In linea di massima il referente sarà il rappresentante
del Servizio Sanitario Locale.
3 - MASS-MEDIA ED INFORMAZIONE
La sala stampa dovrà essere realizzata in un locale diverso
dalla Sala Operativa.
Sarà cura dell’addetto stampa stabilire il programma e le
modalità degli incontri con i giornalisti.
Per quanto concerne l’informazione al pubblico sarà cura
dell’addetto stampa, coordinandosi con i sindaci interessati,
procedere alla divulgazione della notizia per mezzo dei
mass-media.
Scopi principali sono:
• informare e sensibilizzare la popolazione;
• far conoscere le attività;
• realizzare spot, creare annunci, fare
comunicati;
• organizzare tavole rotonde e conferenze
stampa
4 - VOLONTARIATO
I compiti delle Organizzazioni di volontariato,
in emergenza, vengono individuati nei piani di protezione
civile in relazione alla tipologia del rischio da affrontare,
alla natura ed alla specificità delle attività esplicate
dalle Organizzazioni e dai mezzi a loro disposizione.
Pertanto, in Sala Operativa, prenderà posto il coordinatore
indicato nel piano di protezione civile che avrà il compito
di mantenere i rapporti con la consulta provinciale per
il volontariato.
Il coordinatore provvederà, in «tempo di pace», ad organizzare
esercitazioni congiunte con altre forze preposte all’emergenza
al fine di verificare le capacità organizzative ed operative
delle suddette Organizzazioni.
5 - MATERIALI E MEZZI
La funzione di supporto in questione è essenziale
e primaria per fronteggiare una emergenza di qualunque tipo.
Questa funzione censisce i materiali ed i mezzi in dotazione
alle amministrazioni; sono censimenti che debbono essere
aggiornati costantemente per passare così dalla concezione
del “censimento” delle risorse alla concezione di “disponibilità”
delle risorse.
Si tratta di avere un quadro delle risorse suddivise per
aree di stoccaggio.
Per ogni risorsa si deve prevedere il tipo di trasporto
ed il tempo di arrivo nell’area dell’intervento.
Alla gestione di tale funzione concorrono i materiali e
mezzi comunque disponibili.
Nel caso in cui la richiesta di materiali e/o mezzi non
possa essere fronteggiata a livello locale, il coordinatore
rivolgerà richiesta a livello centrale.
6 - TRASPORTO, CIRCOLAZIONE E VIABILITA’
La funzione riguardante il trasporto è strettamente
collegata alla movimentazione dei materiali, al trasferimento
dei mezzi, ad ottimizzare i flussi lungo le vie di fuga
ed al funzionamento dei cancelli di accesso per regolare
il flusso dei soccorritori. Questa funzione di supporto
deve necessariamente operare a stretto contatto con il responsabile
della funzione 10, “Strutture Operative”.
Per quanto concerne la parte relativa all’attività di circolazione
e viabilità il coordinatore è normalmente il rappresentante
della Polstrada o suo sostituto; concorrono per questa attività,
oltre alla Polizia Stradale, i Carabinieri ed i Vigili Urbani:
i primi due per il duplice aspetto di Polizia giudiziaria
e di tutori della legge e gli altri per l’indiscussa idoneità
nella gestione della funzione in una emergenza a carattere
locale.
Si dovranno prevedere esercitazioni congiunte tra le varie
forze al fine di verificare ed ottimizzare l’esatto andamento
dei flussi lungo le varie direttrici.
7 - TELECOMUNICAZIONI
Questa funzione dovrà, di concerto con il
responsabile territoriale delle aziende di telecomunicazioni,
con il responsabile provinciale P.T. con il rappresentante
dell’associazione di radioamatori presente sul territorio,
organizzare una rete di telecomunicazione alternativa affidabile
anche in caso di evento di notevole gravità.
Il responsabile di questa funzione è normalmente un esperto
di telecomunicazioni.
8 - SERVIZI ESSENZIALI
In questa funzione prenderanno parte i rappresentanti
di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio coinvolto.
Mediante i Compartimenti Territoriali e le corrispondenti
sale operative nazionali o regionali deve essere mantenuta
costantemente aggiornata la situazione circa l’efficienza
e gli interventi sulla rete.
L’utilizzazione del personale addetto al ripristino delle
linee e/o delle utenze è comunque coordinata dal rappresentante
dell’Ente di gestione presente nella funzione.
9 - CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE
L’effettuazione del censimento dei danni
a persone e cose riveste particolare importanza al fine
di fotografare la situazione determinatasi a seguito dell’evento
calamitoso per determinare sulla base dei risultati riassunti
in schede riepilogative gli interventi d’emergenza.
Il responsabile della suddetta funzione, al verificarsi
dell’evento calamitoso, dovrà effettuare un censimento dei
danni riferito a:
• persone
• edifici pubblici
• edifici privati
• impianti industriali
• servizi essenziali
• attività produttive
• opere di interesse culturale
• infrastrutture pubbliche
• agricoltura e zootecnia
Per il censimento di quanto descritto il coordinatore di
questa funzione si avvarrà di funzionari dell’Ufficio Tecnico
del Comune o del Genio Civile e di esperti del settore sanitario,
industriale e commerciale.
E’ ipotizzabile l’impiego di squadre miste di tecnici per
le verifiche speditive di stabilità che dovranno essere
effettuate in tempi necessariamente ristretti.
10 - STRUTTURE OPERATIVE S.a.R.
Il responsabile della suddetta funzione, dovrà coordinare
le varie strutture operative presenti presso il CCS e i
COM:
• Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
• Forze Armate
• Forze dell’Ordine
• Corpo Forestale dello Stato
• Servizi Tecnici Nazionali
• Gruppi Nazionali di Ricerca Scientifica
• Croce Rossa Italiana
• Strutture del Servizio sanitario nazionale
• Organizzazioni di volontariato
• Corpo Nazionale di soccorso alpino
11 - ENTI LOCALI
In relazione all’evento il responsabile della
funzione dovrà essere in possesso della documentazione riguardante
tutti i referenti di ciascun Ente ed Amministrazioni della
zona interessata all’evento. Si dovranno anche organizzare
gemellaggi fra le Amministrazioni comunali colpite, le “municipalizzate”
dei comuni o delle regioni che portano soccorso per il ripristino
immediato dei servizi essenziali (riattivazione delle discariche,
acquedotto, scuole, servizi vari etc.).
12 - MATERIALI PERICOLOSI
Lo stoccaggio di materiali pericolosi, il
censimento delle industrie soggette a notifica e a dichiarazione
o altre attività pericolose che possono innescare ulteriori
danni alla popolazione dopo un evento distruttivo di varia
natura, saranno preventivamente censite e per ognuno studiato
il potenziale pericolo che può provocare alla popolazione.
13 - ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
Per fronteggiare le esigenze della popolazione
che a seguito dell’evento calamitoso risultano senza tetto
o soggette ad altre difficoltà, si dovranno organizzare
in loco delle aree attrezzate per fornire i servizi necessari.
Dovrà presiedere questa funzione un funzionario dell’Ente
amministrativo locale in possesso di conoscenza e competenza
in merito al patrimonio abitativo, alla ricettività delle
strutture turistiche (alberghi, campeggi etc.) ed alla ricerca
e utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come
aree di ricovero della popolazione.
Per quanto concerne l’aspetto alimentare si dovrà garantire
un costante flusso di derrate alimentari, il loro stoccaggio
e la distribuzione alla popolazione assistita.
Si dovranno anche censire a livello nazionale e locale le
varie aziende di produzione e/o distribuzione alimentare.
14 - COORDINAMENTO CENTRI OPERATIVI
Il coordinatore della Sala Operativa che
gestisce le 14 funzioni di supporto, sarà anche responsabile
di questa funzione in quanto dovrà conoscere le operatività
degli altri centri operativi dislocati sul territorio al
fine di garantire nell’area dell’emergenza il massimo coordinamento
delle operazioni di soccorso razionalizzando risorse di
uomini e materiali.
Con l’attivazione delle 14 funzioni di supporto tramite
i loro singoli responsabili , si raggiungono due distinti
obiettivi: si individuano a priori i responsabili delle
singole funzioni da impiegare in emergenza e in “tempo di
pace”, si garantisce il continuo aggiornamento del piano
di emergenza con l’attività degli stessi responsabili. I
responsabili delle 14 funzioni di supporto avranno quindi
la possibilità di tenere sempre efficiente il piano di emergenza.
Questo consente di avere sempre nella propria sala operativa
esperti che già si conoscono e lavorano per il Piano di
emergenza. Ciò porterà a una maggiore efficacia operativa
fra le “componenti” e le “strutture operative” (amministrazioni
locali, volontariato, FF.AA, Vigili del Fuoco, etc.).
Il responsabile della funzione 14 assumerà anche il ruolo
di coordinatore della Sala Operativa.
Il Centro Operativo Misto (COM) è una struttura
operativa decentrata il cui responsabile dipende dal Centro
Coordinamento Soccorsi vi partecipano i rappresentanti dei
comuni e delle strutture operative.
I compiti del COM sono quelli di favorire il coordinamento
dei servizi di emergenza organizzati a livello provinciale
con gli interventi dei sindaci appartenenti al COM stesso.
L’ubicazione del COM deve essere baricentrica rispetto ai
comuni coordinati e localizzata in locali non vulnerabili.
Le funzioni di supporto da attuare nel COM non sono obbligatoriamente
14 ma inviduate in base al tipo e alle caratteristiche dell’emergenza
presente o in corso.
C.2 Attivazioni in emergenza
Esse rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno
essere attivate dal centro coordinamento soccorsi.
C.2.1 Reperibilità dei componenti il CCS
Alla segnalazione di possibili pericoli o
di eventi calamitosi in atto si dovranno attuare le procedure
previste dal piano di emergenza dislocando immediatamente
sul territorio i funzionari addetti alla gestione dei COM.
C.2.2 Reperibilità dei funzionari della Sala Operativa
La Sala Operativa è composta dai responsabili delle 14 funzioni
di supporto i quali saranno convocati e prenderanno posizione
nei locali predisposti.
C.2.3 Delimitazione delle aree a rischio
Tale operazione avviene tramite l’istituzione
di posti di blocco, denominati cancelli, sulle reti di viabilità,
ed hanno lo scopo di regolamentare la circolazione in entrata
ed in uscita dall’area a rischio.
La predisposizione dei cancelli dovrà essere attuata in
corrispondenza dei nodi viari onde favorire manovre e deviazioni.
C.2.4 Aree di ammassamento dei soccorritori nelle Provincie
Le aree di ammassamento dei soccorritori
devono essere preventivamente individuate dalle Autorità
competenti (Regione, Provincie, Comuni) al fine di garantire
un razionale impiego nelle zone di operazione dei soccorritori.
Esse rappresentano il primo orientamento e contatto dei
soccorritori con la zona colpita dall’evento.
Tali aree debbono essere ubicate nelle vicinanze
dei caselli autostradali o comunque facilmente raggiungibili
per strade agevoli anche a mezzi di grande dimensioni; possibilmente
lontano dai centri abitati a rischio.
L’organizzazione di base per rendere
efficaci e vitali tutte e tre le parti di un Piano
(parte generale, lineamenti e modello di intervento)
passa attraverso l’attuazione delle funzioni di
supporto.
Le funzioni di supporto, all’interno di un Piano
di emergenza, sono l’organizzazione delle risposte
che occorre dare alle diverse esigenze presenti
in qualsiasi tipo di evento calamitoso.
Ogni funzione, rispetto alle altre, acquisterà
un rilevo differente a seconda degli effetti causati
dal singolo evento calamitoso.
La differenziazione della risposta sarà tanto
più efficace quanto più il sistema del Piano sarà
flessibile.
Attraverso l’attivazione delle funzioni di supporto
si conseguono quattro distinti obiettivi:
1° obiettivo
Si individuano i responsabili per ogni funzione
ed il loro coordinatore
2° obiettivo
I singoli responsabili mantengono vivo, e quindi
efficace, il Piano attraverso il quotidiano aggiornamento
dei dati e delle procedure relative alla propria
funzione di supporto.
3° obiettivo
In caso di emergenza i singoli responsabili di
funzione assumono la veste di operatori specializzati
nell’ambito della propria funzione di supporto.
4° obiettivo
Si struttura la Sala Operativa a seconda del numero
di funzioni di supporto attivate.
|
PIANIFICAZIONE
PROVINCIALE DI EMERGENZA
|
1
- TECNICA E DI PIANIFICAZIONE
GRUPPI DI RICERCA SCIENTIFICA
(CNR) - Istituto Nazionale di Geofisica - REGIONI -
DIPARTIMENTO PC - SERVIZI TECNICI NAZIONALI |
|
8 - SERVIZI ESSENZIALI
ENEL - SNAM - GAS - ACQUEDOTTO
- AZIENDE MUNICIPALIZZATE - SISTEMA BANCARIO - DISTRIBUZIONE
CARBURANTE - ATTIVITA' SCOLASTICA |
2 - SANITA' UMANA E VETERINARIA - ASSISTENZA
SOCIALE
RESPONSABILE C.O. 118 - REGIONE/AA.SS.LL - C.R.I. - VOLONTARIATO
SOCIO-SANITARIO |
9
- CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE
ATTIVITÀ PRODUTTIVE (IND.,
ART., COMM.) - OPERE PUBBLICHE - BENI CULTURALI - INFRASTRUTTURE
- PRIVATI |
3 - MASS MEDIA E INFORMAZIONE
RAI - EMITTENTI TV/RADIO
PRIVATE: NAZIONALI E LOCALI - STAMPA |
10
- STRUTTURE OPERATIVE (S.a.R.)
DIPARTIMENTO PC - VV.F.
- FORZE ARMATE - C.R.I. - C.C. - G.D.F. - FORESTALE
- CAPITANERIE DI PORTO - P.S. - VOLONTARIATO -
CNSA (CAI) |
4 - VOLONTARIATO
DIPARTIMENTO PC - ASSOCIAZIONI
LOCALI, PROVINCIALI, REGIONALI, NAZIONALI |
11
- ENTI LOCALI
REGIONI - PROVINCIE - COMUNI
- COMUNITÀ MONTANE |
5 - MATERIALI E MEZZI
C.A.P.I. - MINISTERO DELL'INTERNO
- SIST. MERCURIO - FF. AA. - C.R.I. - AZIENDE PUBBLICHE
E PRIVATE -VOLONTARIATO |
12
- MATERIALI PERICOLOSI
VV.F. - C.N.R. - DEPOSITI
E INDUSTRIE A RISCHIO |
6 - TRASPORTI E CIRCOLAZIONE - VIABILITA'
FF.SS. - TRASPORTO GOMMATO, MARITTIMO, AEREO - ANAS - SOC.
AUTOSTRADE - PROVINCIE - COMUNI - ACI |
13 - ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
FORZE ARMATE - MINISTERO
INTERNO - C.R.I. - VOLONTARIATO - REGIONI - PROVINCIE
- COMUNI |
7 - TELECOMUNICAZIONI
ENTE POSTE - MINISERO DELLE
TELECOMUNICAZIONE - ACCONTO DI TELECOMUNICAZIONI |
14 - COORDINAMENTO CENTRI OPERATIVI
COLLEGAMENTO CON I CENTRI
OPERATIVI MISTI - GESTIONE DELLE RISORSE - INFORMATICA |
Il Comune può dotarsi o meno di una struttura
comunale di protezione civile e di un piano comunale di
emergenza. Tale scelta è sicuramente discrezionale, ma comunque
non arbitraria e la mancata organizzazione di una seppur
minima struttura di protezione civile deve essere fondata
sulla motivazione della assoluta mancanza di tale necessità.
Il Piano Comunale di emergenza si articola in:
A - Parte generale
B - Lineamenti della Pianificazione
C - Modello di intervento
A - Parte generale
A.1 - Dati di base
A.2 - Scenario degli eventi attesi
A.3 - Indicatori di evento e risposte del Sistema Comunale
di protezione civile
A.1 Dati di base
Cartografia:
• carta di delimitazione del territorio,
provinciale e comunale, scala 1:200.000 o 1:150.000;
• carta idrografica, scala 1:100.000;
• carta dell’uso del suolo comunale e
provinciale, scala 1:50.000
• carta del bacino idrografico con l’ubicazione
degli invasi e gli strumenti di misura (pluviometri e idrometri),
scala 1:150.000 o 1:200.000;
• carta geologica, scala 1:100.000;
• carta geomorfologica, scala 1:25.000;
• carta della rete viaria e ferroviaria,
dei porti, aeroporti ed eliporti, scala 1:25.000;
• cartografia delle attività produttive
(industriali, artigianali, agricole, turistiche);
• cartografia della pericolosità dei vari
eventi nel territorio comunale;
• cartografia del rischio sul territorio
comunale.
Popolazione:
• numero abitanti del comune e nuclei
familiari;
• carta densità della popolazione comunale.
A.2 Scenari degli eventi attesi
Lo scenario si ricava dai programmi di previsione e prevenzione
realizzati dai Gruppi Nazionali e di Ricerca dei Servizi
Tecnici Nazionali delle Provincie e delle Regioni.
A.2.1 Rischio idrogeologico:
Alluvioni
• cartografia delle aree inondabili;
• stima della popolazione coinvolta nelle
aree inondabili;
• stima delle attività produttive coinvolte
nelle aree inondabili;
• quantificazione delle infrastrutture
pubbliche e private coinvolte nelle aree inondabili;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
Frane
• cartografia degli abitati instabili;
• stima della popolazione nell’area instabile;
• quantificazione delle infrastrutture
pubbliche e private nell’area instabile;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
Dighe
• tipi di crollo (sifonamento, tracimazione);
• onda di sommersione (da crollo e/o manovra
degli scarichi di fondo);
• quantificazione delle infrastrutture
pubbliche e private ubicate nell’areacoinvolta dall’ipotetica
onda di sommersione;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
A.2.2 Rischio sismico:
• carta della pericolosità sismica;
• rilevamento della vulnerabilità (edifici
pubblici e privati);
• stima dell’esposizione delle infrastrutture
e dei servizi essenziali alla comunità;
• censimento della popolazione coinvolta
dall’evento atteso;
• classificazione sismica del comune.
A.2.3 Rischio industriale:
• censimento delle industrie soggette
a notifica e dichiarazione;
• specificazione dei cicli produttivi
degli impianti industriali;
• calcolo delle sostanze in deposito e
in lavorazione;
• censimento della popolazione nell’area
interessata dall’evento;
• calcolo dell’area d’impatto esterna
alle industrie.
A.2.4 Rischio vulcanico:
• serie storiche degli eventi vulcanici;
• censimento della popolazione nell’area
interessata dall’evento;
• mappe di pericolosità;
• rilevamento della vulnerabilità con
riguardo anche all’esposizione delle infrastrutture e dei
servizi pubblici essenziali;
• indicatori di evento (reti di monitoraggio).
A.2.5 Rischio di incendio boschivo:
• Carta dell’uso del suolo (estensione
del patrimonio boschivo);
• Carta climatica del territorio;
• Carta degli incendi storici;
• Carta degli approvvigionamenti idrici.
A.3 Aree di emergenza
• cartografia delle aree per l’ammassamento
dei soccorritori e delle risorse, scala 1:10.000;
• cartografia delle aree utilizzabili
per il ricovero della popolazione (attendamenti, roulottopoli
e containeropoli), scala 1:10.000;
• cartografia delle aree di attesa per
la popolazione, scala 1:10.000 e 1:5.000
• cartografia degli edifici strategici
e loro eventuale rilevamento della vulnerabilità, scala
1:5.000 o 1:10.000;
A.4 Indicatori di evento e risposte del Sistema Comunale
di protezione civile
Gli eventi si dividono in eventi prevedibili
(vulcanico, idrogeologico) e non prevedibili (terremoto,
rischio chimico industriale, incendi boschivi).
Qualora in una porzione di territorio comunale si riscontrino
eventi prevedibili in un arco di tempo determinato, sarà
fondamentale collegare ad ogni allarme una risposta graduale
del sistema comunale di protezione civile coordinata dal
Sindaco.
Sarà quindi prioritario da parte del Sindaco tramite il
proprio Centro operativo (composto dai responsabili delle
funzioni di supporto comunali) organizzare la prima risposta
operativa di protezione civile, mantenendo un costante collegamento
con tutti gli enti preposti al monitoraggio per gli eventi
attesi nel proprio territorio.
Con questo collegamento il Sindaco potrà predisporre in
tempo reale tutte le attivazioni operative comunali in base
al livello di allarme dato per l’evento.
B - Lineamenti della Pianificazione
I lineamenti sono gli obiettivi che il Sindaco, in qualità
di Autorità di protezione civile, deve conseguire per garantire
la prima risposta ordinata degli interventi (art.15 L.225/92)
B.1 - Coordinamento operativo comunale
Il Sindaco è Autorità comunale di protezione
civile (art. 15, comma 3, L. 225/92).
Al verificarsi dell’emergenza assume la direzione ed il
coordinamento dei servizi di soccorso in ambito comunale
e ne dà comunicazione al Prefetto al Presidente della Giunta
Regionale e al Presidente della Provincia.
Il Sindaco per l’espletamento delle proprie funzioni deve
avvalersi di un Centro Operativo Comunale (COC).
B.2 - Salvaguardia della popolazione
Il Sindaco quale Autorità di protezione civile
è Ente esponenziale degli interessi della collettività che
rappresenta. Di conseguenza ha il compito prioritario della
salvaguardia della popolazione e la tutela del proprio territorio.
Le misure di salvaguardia alla popolazione per gli eventi
prevedibili sono finalizzate all’allontanamento della popolazione
dalla zona di pericolo; particolare riguardo deve essere
dato alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili,
bambini).
Dovranno essere attuati piani particolareggiati per l’assistenza
alla popolazione (aree di accoglienza, etc.)
Per gli eventi che non possono essere preannunciati sarà
di fondamentale importanza organizzare il primo soccorso
sanitario entro poche ore dall’evento.
B.3 - Rapporti con le istituzioni locali per la continuità
amministrativa e supporto all’attività di emergenza
Uno dei compiti prioritari del Sindaco è
quello di mantenere la continuità amministrativa del proprio
Comune (anagrafe, ufficio tecnico, etc.) provvedendo, con
immediatezza, ad assicurare i collegamenti con la Regione,
la Prefettura, la Provincia, la Comunità Montana.
Ogni Amministrazione, nell’ambito delle rispettive competenze
previste dalla Legge, dovrà supportare il Sindaco nell’attività
di emergenza.
B.4 - Informazione alla popolazione
E’ fondamentale che il cittadino delle zone direttamente
o indirettamente interessate all’evento conosca preventivamente:
• caratteristiche scientifiche essenziali
di base del rischio che insiste sul proprio territorio;
• le predisposizioni del piano di emergenza
nell’area in cui risiede;
• come comportarsi, prima, durante e dopo
l’evento;
• con quale mezzo ed in quale modo verranno
diffuse informazioni ed allarmi.
B.5 - Salvaguardia del sistema produttivo locale
Questo intervento di protezione civile si
può effettuare o nel periodo immediatamente precedente al
manifestarsi dell’evento (eventi prevedibili), attuando
piani di messa in sicurezza dei mezzi di produzione e dei
relativi prodotti stoccati, oppure immediatamente dopo che
l’evento abbia provocato danni (eventi imprevedibili) alle
persone e alle cose; in questo caso si dovrà prevedere il
ripristino dell’attività produttiva e commerciale nell’area
colpita attuando interventi mirati per raggiungere tale
obiettivo nel più breve tempo possibile.
La concorrenza delle aziende produttive nel mercato nazionale
e internazionale non permette che la sospensione della produzione
sia superiore ad alcune decine di giorni.
B.6 - Ripristino della viabilità e dei trasporti
Durante il periodo della prima emergenza
si dovranno già prevedere interventi per la riattivazione
dei trasporti terrestri, aerei, marittimi, fluviali; del
trasporto delle materie prime e di quelle strategiche; l’ottimizzazione
dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e l’accesso
dei mezzi di soccorso nell’area colpita.
B.7 - Funzionalità delle telecomunicazioni
La riattivazione delle telecomunicazioni
dovrà essere immediatamente garantita per gli uffici pubblici
e per i centri operativi dislocati nell’area colpita attraverso
l’impiego necessario di ogni mezzo o sistema TLC.
Si dovrà mantenere la funzionalità delle reti radio delle
varie strutture operative per garantire i collegamenti fra
i vari centri operativi e al tempo stesso per diramare comunicati,
allarmi, etc.
In ogni piano sarà prevista, per questo specifico settore,
una singola funzione di supporto la quale garantisce il
coordinamento di tutte le risorse e gli interventi mirati
per ridare piena funzionalità alle telecomunicazioni.
B.8 - Funzionalità dei servizi essenziali
La messa in sicurezza delle reti erogatrici
dei servizi essenziali dovrà essere assicurata, al verificarsi
di eventi prevedibili, mediante l’utilizzo di personale
addetto secondo specifici piani particolareggiati elaborati
da ciascun ente competente.
La verifica ed il ripristino della funzionalità delle reti,
dovrà prevedere l’impiego degli addetti agli impianti di
erogazione ed alle linee e/o utenze in modo comunque coordinato,
prevedendo per tale settore una specifica funzione di supporto,
al fine di garantire le massime condizioni di sicurezza.
B.9 - Censimento e salvaguardia dei Beni Culturali
Nel confermare che il preminente scopo del
piano di emergenza è quello di mettere in salvo la popolazione
e garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di
vita “civile”, messo in crisi da una situazione di grandi
disagi fisici e psicologici, è comunque da considerare fondamentale
la salvaguardia dei beni culturali ubicati nelle zone a
rischio.
Si dovranno perciò organizzare specifici interventi per
il censimento e la tutela dei beni culturali, predisponendo
specifiche squadre di tecnici per la messa in sicurezza
dei reperti, o altri beni artistici, in aree sicure.
B.10 - Modulistica per il censimento dei danni a persone
e cose
La modulistica allegata al piano è funzionale
al ruolo di coordinamento e indirizzo che il Sindaco è chiamato
a svolgere in caso di emergenza.
La raccolta dei dati, prevista da tale modulistica, è suddivisa
secondo le funzioni comunali previste per la costituzione
di un Centro operativo Comunale.
Con questa modulistica unificata è possibile razionalizzare
la raccolta dei dati che risultano omogenei e di facile
interpretazione.
B.11 - Relazione giornaliera dell’intervento.
La relazione sarà compilata dal Sindaco e
dovrà contenere le sintesi delle attività giornaliere, ricavando
i dati dalla modulistica di cui al punto precedente.
Si dovranno anche riassumere i dati dei giorni precedenti
e si indicheranno anche, attraverso i mass media locali,
tutte le disposizioni che la popolazione dovrà adottare.
I giornalisti verranno costantemente aggiornati con una
conferenza stampa quotidiana.
Durante la giornata si dovranno inoltre organizzare, per
i giornalisti, supporti logistici per la realizzazione di
servizi di informazione nelle zone di operazione.
B.12 - Struttura dinamica del piano: aggiornamento dello
scenario, delle procedure ed esercitazioni
Il continuo mutamento dell’assetto urbanistico
del territorio, la crescita delle organizzazioni di volontariato,
il rinnovamento tecnologico delle strutture operative e
le nuove disposizioni amministrative comportano un continuo
aggiornamento del piano, sia per lo scenario dell’evento
atteso che per le procedure.
Le esercitazioni rivestono quindi un ruolo fondamentale
al fine di verificare la reale efficacia del piano di emergenza.
Esse devono essere svolte periodicamente a tutti i livelli
secondo le competenze attribuite alle singole strutture
operative previste dal piano di emergenza; sarà quindi necessario
ottimizzare linguaggi e procedure e rodare il piano di emergenza
comunale, redatto su uno specifico scenario di un evento
atteso, in una determinata porzione di territorio.
Per far assumere al piano stesso sempre più le caratteristiche
di un documento vissuto e continuamente aggiornato, sarà
fondamentale organizzare le esercitazionisecondo diverse
tipologie:
• esercitazioni senza preavviso per le strutture operative
previste nel piano;
• esercitazioni congiunte tra le strutture operative e la
popolazione interessata all’evento atteso (la popolazione
deve conoscere e provare attraverso le esercitazioni tutte
le azioni da compiere in caso di calamità);
• esercitazione periodiche del solo sistema di comando e
controllo, anche queste senza preavviso, per una puntuale
verifica della reperibilità dei singoli responsabili delle
funzioni di supporto e dell’efficienza dei collegamenti.
Ad una esercitazione a livello comunale devono partecipare
tutte le strutture operanti sul territorio coordinate dal
Sindaco.
La popolazione, qualora non coinvolta direttamente, deve
essere informata dello svolgimento dell’esercitazione.
C - Modello di intervento
Rappresenta il Coordinamento di tutti di Centri Operativi
(DICOMAC, CCS, COM, COC) dislocati sul territorio
C.1 Sistema di comando e controllo
Il Sindaco per assicurare nell’ambito del
proprio territorio comunale la direzione ed il coordinamento
dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione
colpita, provvede ad organizzare gli interventi necessari
dandone immediata comunicazione al Prefetto, Presidente
della Giunta Regionale e il Presidente della Giunta Provinciale
che lo supporteranno nelle forme e nei modi secondo quanto
previsto dalla norma.
C.1.1 Centro Operativo Comunale (COC)
(Simbologia: o)
Il Sindaco, in qualità di Autorità comunale
di protezione civile, al verificarsi dell’emergenza, nell’ambito
del territorio comunale, si avvale del Centro Operativo
Comunale per la direzione ed il coordinamento dei servizi
di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita.
Il Centro Operativo Comunale dovrà essere ubicato in un
edificio non vulnerabile ed in un’area di facile accesso.
La struttura del Centro Operativo Comunale si configura
secondo nove funzioni di supporto:
– Tecnica e di Pianificazione
– Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria
– Volontariato
– Materiali e mezzi
– Servizi essenziali e attività
scolastica
– Censimento danni a persone e cose
– Strutture operative locali
– Telecomunicazioni
– Assistenza alla popolazione
Ogni singola funzione avrà un proprio responsabile che in,
“tempo di pace”, aggiornerà i dati relativi alla propria
funzione e, in caso di emergenza, nell’ambito del territorio
comunale, affiancherà il Sindaco nelle operazioni di soccorso.
PIANIFICAZIONE
COMUNALE DI EMERGENZA
|
TECNICA E DI PIANIFICAZIONE
TECNICI COMUNALI, PROVINCIALI,
REGIONALI - COMUNITA' MONTANE - RESPONSABILI DELLE
RETI DI MONITORIAGGIO LOCALI - UNITA' OPERATIVE DEI
GRUPPI NAZIONALI - UFFICI PERIFERICI DEI SERVIZI TECNICI
NAZIONALI - TECNICI O PROFESSIONISTI LOCALI |
|
SANITA' UMANA E VETERINARIA - ASSISTENZA SOCIALE
REFERENTE C.O. 118-AA.SS.LL - C.R.I. - VOLONTARIATO SOCIO-SANITARIO
|
|
VOLONTARIATO
COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI
COMUNALI E LOCALI |
|
MATERIALI E MEZZI
AZIENDE PUBBLICHE E PRIVATE
- VOLONTARIATO - C.R.I. - RISORSE DELL'AMMINISTRAZIONE
LOCALE |
|
SERVIZI ESSENZIALI E ATTIVITA' SCOLASTICA
ENEL - SNAM - GAS - ACQUEDOTTO
- SMALTIMENTO RIFIUTI - AZIENDE MUNICIPALIZZATE -
DITTE DI DISTRIBUZIONE CARBURANTE - PROVVEDITORATO
AGLI STUDI |
|
CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE
SQUADRE COMUNALI DI RILEVAMENTO
(COMUNI, COMUNITA' MONTANE, PROVINCIA, REGIONE, VV.F.,
GRUPPI NAZIONALI E SERVIZI TECNICI NAZIONALI) |
|
STRUTTURE OPERATIVE LOCALI - VIABILITA'
VIGILI URBANI - VOLONTARIATO
- FORZE DI POLIZIA MUNICIPALE - VV.F. |
|
TELECOMUNICAZIONI
SOCIETA' TELECOMUNICAZIONI
|
|
ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
ASSESSORATI COMPETENTI:
COMUNALI, PROVINCIALI, REGIONALI - VOLONTARIATO SOCIO-SANITARIO |
– TECNICO SCIENTIFICA, PIANIFICAZIONE
Il referente sarà il rappresentante del Servizio
Tecnico del comune, prescelto già in fase di pianificazione;
dovrà mantenere e coordinare tutti i rapporti tra le varie
componenti scientifiche e tecniche.
– SANITÀ’, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA
Saranno presenti i responsabili della Sanità locale, le
Organizzazioni di volontariato che operano nel settore sanitario.
Il referente sarà il rappresentante del Servizio Sanitario
Locale.
– VOLONTARIATO
I compiti delle organizzazioni di volontariato,
in emergenza, vengono individuati nei piani di protezione
civile in relazione alla tipologia del rischio da affrontare,
alla natura ed alla tipologia delle attività esplicate dall’organizzazione
e dai mezzi a disposizione.
Pertanto nel centro operativo, prenderà posto il coordinatore
indicato nel piano di protezione civile.
Il coordinatore provvederà, in “tempo di pace”, ad organizzare
esercitazioni congiunte con le altre forze preposte all’emergenza
al fine di verificare le capacità organizzative ed operative
delle organizzazioni.
– MATERIALI E MEZZI
La funzione di supporto in questione è essenziale
e primaria per fronteggiare una emergenza di qualunque tipo.
Questa funzione, attraverso il censimento dei materiali
e mezzi comunque disponibili e normalmente appartenenti
ad enti locali, volontariato etc. deve avere un quadro costantemente
aggiornato delle risorse disponibili.
Per ogni risorsa si deve prevedere il tipo di trasporto
ed il tempo di arrivo nell’area dell’intervento.
Nel caso in cui la richiesta di materiali e/o mezzi non
possa essere fronteggiata a livello locale, il Sindaco rivolgerà
richiesta al Prefetto competente.
– SERVIZI ESSENZIALI E ATTIVITÀ’ SCOLASTICA
A questa funzione prenderanno parte i rappresentanti di
tutti i servizi essenziali erogati sul territorio coinvolto.
Mediante i Compartimenti Territoriali deve essere mantenuta
costantemente aggiornata la situazione circa l’efficienza
e gli interventi sulla rete.
L’utilizzazione del personale addetto al ripristino delle
linee e/o delle utenze è comunque diretta dal rappresentante
dell’Ente di gestione nel Centro operativo.
Tutte queste attività devono essere coordinate da un unico
funzionario comunale.
– CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE
Il censimento dei danni a persone e cose
riveste particolare importanza al fine di fotografare la
situazione determinatasi a seguito dell’evento calamitoso
e per stabilire gli interventi d’emergenza.
Il responsabile della funzione, al verificarsi dell’evento
calamitoso, dovrà effettuare un censimento dei danni riferito
a:
• persone
• edifici pubblici
• edifici privati
• impianti industriali
• servizi essenziali
• attività produttive
• opere di interesse culturale
• infrastrutture pubbliche
• agricoltura e zootecnia
Per il censimento di quanto descritto il coordinatore di
questa funzione si avvarrà di funzionari dell’Ufficio Tecnico
del Comune o del Genio Civile regionale e di esperti del
settore sanitario, industriale e commerciale.
E’ altresì ipotizzabile l’impiego di squadre miste di tecnici
dei vari Enti per le verifiche speditive di stabilità che
dovranno essere effettuate in tempi necessariamente ristretti.
– STRUTTURE OPERATIVE LOCALI
Il responsabile della funzione dovrà coordinare
le varie componenti locali istituzionalmente preposte alla
viabilità.
In particolaresi dovranno regolamentare localmente i trasporti,
la circolazione inibendo il traffico nelle aree a rischio,
indirizzando e regolando gli afflussi dei soccorsi.
– TELECOMUNICAZIONI
Il coordinatore di questa funzione dovrà,
di concerto con il responsabile territoriale della Telecom,
con il responsabile provinciale P.T. con il rappresentante
dell’organizzazione dei radioamatori presenti sul territorio,
predisporre una rete di telecomunicazione non vulnerabile.
– ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
Per fronteggiare le esigenze della popolazione
dovrà presiedere questa funzione un funzionario dell’Ente
amministrativo locale in possesso di conoscenza e competenza
in merito al patrimonio abitativo, alla ricettività delle
strutture turistiche (alberghi, campeggi etc.) ed alla ricerca
e utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come
“zone di attesa e/o ospitanti”.
Il funzionario dovrà fornire un quadro delle disponibilità
di alloggiamento e dialogare con le autorità preposte alla
emanazione degli atti necessari per la messa a disposizione
degli immobili o delle aree.
Attraverso l’attivazione delle funzioni comunali, nel centro
operativo comunale, si raggiungono due distinti obiettivi:
si individuano vari responsabili-delle funzioni in emergenza;
si garantisce il continuo aggiornamento del piano tramite
l’attività degli stessi responsabili-in “tempo di pace”.
Tramite l’attività dei responsabili delle funzioni comunali
si avrà quindi la possibilità di tenere sempre efficiente
il piano di emergenza che per la prima volta vede per ogni
argomento (funzione) un unico responsabile sia in emergenza
e non.
Questo consente al Sindaco di avere nel Centro Operativo
esperti che già si conoscono e lavorano nel piano e quindi
di raggiungere una miglior omogeneità fra i suoi componenti
e le strutture operative altrimenti diversificati fra di
loro per procedure interne, mentalità e cultura.
C.2 Attivazioni in emergenza
Rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno
essere attivate dal Sindaco e si articolano nella
• reperibilità dei 9 funzionari del Centro Operativo comunale;
• delimitazione delle aree a rischio;
• predisposizione delle aree di ammassamento dei soccorritori;
• allestimento delle aree di ricovero della popolazione.
C.2.1 Reperibilità dei funzionari del Centro Operativo Comunale
Il Centro Operativo del Comune è composto
dai responsabili delle 9 funzioni di supporto che saranno
convocati e prenderanno posizione nei locali predisposti
in aree sicure e facilmente accessibili.
C.2.2 Delimitazione delle aree a rischio
Tale operazione avviene tramite l’istituzione
di posti di blocco, denominati cancelli, sulle reti di viabilità
che hanno lo scopo di regolamentare la circolazione in entrata
ed in uscita nell’area a rischio.
La predisposizione dei cancelli dovrà essere attuata in
corrispondenza dei nodi viari onde favorire manovre e deviazioni.
C.2.3 Aree di ammassamento dei soccorritori (simboleggiare
con colore giallo o: )
Le aree di ammassamento dei soccorritori
devono essere preventivamente individuate dalle Autorità
competenti (Regione, Provincie) al fine di garantire un
razionale impiego nelle zone di operazione dei soccorritori.
Esse rappresentano il primo orientamento e contatto dei
soccorritori con il Comune.
Tali aree debbono essere predisposte nelle vicinanze dei
caselli autostradali o comunque facilmente raggiungibili
anche con mezzi di grandi dimensioni; possibilmente lontano
dai centri abitati e non soggette a rischio.
C.2.4 Aree di ricovero della popolazione (simboleggiare
con colore rosso o: )
Tali aree devono essere dimensionate per
accogliere almeno, una tendopoli per 500 persone, facilmente
collegabili con i servizi essenziali (luce, acqua, fognature,
etc.) e non soggette a rischi incombenti.
Queste aree dovranno essere preventivamente conosciute in
quanto si configurano come spazi ove verranno installati
i primi insediamenti abitativi di emergenza.
C.2.5 Aree di attesa della popolazione (simboleggiare con
colore verde o: )
Sono aree di prima accoglienza in piazze
o luoghi aperti sicuri, ove la popolazione riceverà le prime
informazioni sull’evento e i primi generi di conforti in
attesa dell’allestimento delle aree di ricovero con tende
e roulottes.
![[Immagine] Metodo Augustus simbologia da utilizzare nella redazione del piano di emergenza](images/dpc1.jpg)
![[Immagine] Schema di attivazione Enti al verificarsi di un evento](images/dpc2.jpg)
Vitalità di un piano
Il Piano di emergenza non può essere un documento che resta
nel fondo di un cassetto, ma deve essere reso vivo individuando
delle persone che lo aggiornano e lo attuano.
Gli elementi per tenere vivo un Piano sono:
1 - Aggiornamento periodico
2 - Attuazione di esercitazioni
3 - Informazione alla popolazione
Aggiornamento periodico
Poiché la Pianificazione di Emergenza risente
fortemente della dinamicità dell’assetto del territorio,
sia dal punto di vista fisico che antropico, occorre tenere
costantemente aggiornati i seguenti parametri:
• evoluzione dell’assetto del territorio;
• aggiornamento delle tecnologie scientifiche per il monitoraggio;
• progresso della ricerca scientifica per l’aggiornamento
dello scenario dell’evento massimo atteso.
Attuazione di esercitazioni
L’esercitazione è il mezzo, fondamentale, per tenere aggiornate
sia le conoscenze del territorio, che l’adeguatezza delle
risorse (uomini e mezzi) e per verificare il modello di
intervento.
Gli elementi indispensabili per l’organizzazione di una
esercitazione sono:
1- Premessa
2- Scopi
3- Tema (scenario)
4- Obiettivi
5- Territorio
6- Direzione dell’esercitazione
7- Partecipanti
8- Avvenimenti ipotizzati
Come si organizza un’esercitazione
Le esercitazioni di PC, organizzate da Organi, Strutture
e Componenti del SNPC possono essere di livello nazionale,
regionale, provinciale, e comunale.
Sono classificate in:
A- Per posti comando
B- Operative
C- Dimostrative
D- Miste
A - Esercitazioni per posti comando e telecomunicazioni
• Quando coinvolgono unicamente gli organi direttivi e le
reti di comunicazione
B - Esercitazioni operative
• Quando coinvolgono solo le strutture operative con l’obiettivo
specifico di testarne la reattività, o l’uso dei mezzi e
delle attrezzature tecniche d’intervento
C - Esercitazioni dimostrative
• Movimenti di uomini e mezzi con finalità insita nella
denominazione
D - Esercitazioni miste
• Quando sono coinvolti uomini e mezzi di Amministrazioni
ed Enti diversi.
Informazione alla popolazione
La conoscenza del Piano da parte della popolazione
è l’elemento fondamentale per rendere un Piano efficace.
L’informazione alla popolazione deve essere caratterizzata
da uno stretto rapporto tra conoscenza-coscienza-autodifesa:
conoscenza intesa come adeguata informazione scientifica
dell’evento mediante l’uso corretto dei mass media;
coscienza: presa d’atto della propria situazione di convivenza
in una situazione di possibile rischio presente in un determinato
territorio;
autodifesa: adozione di comportamenti corretti in situazioni
estreme.
Verifica di
un piano
E’ possibile verificare se un Piano
è realmente efficace in ogni sua parte rispondendo
ai 10 i quesiti tecnico-organizzativi posti da
Luis Theodore, Joseph P. Reynolds e Francis B.
Taylor..
I 10 quesiti possono anche essere utilizzati come
continua verifica durante la stesura e l’utilizzo
del Piano di emergenza
1 - Il Piano copre tutte le emergenze che si possono
realisticamente verificare o solo quelle che ,
per motivi di opportunità, sono state considerate
“possibili” dai redattori del Piano?
2 - Il Piano è mai stato “rodato” da una esercitazione
seria e cioè improvvisa o il tutto si è risolto
in uno show realizzato ad uso dei mass-media?
3 - il Piano è conosciuto dalla popolazione, da
tutti i funzionari che saranno coinvolti, dai
mass-media, o serve solo a riempire il fondo di
qualche cassetto?
4 - E’ previsto nel piano un responsabile ufficiale
dell’informazione, oppure, durante l’emergenza,
ogni funzionario si sentirà autorizzato a dire
la sua?
5 - Il Piano si basa su strutture e mezzi che
già esistono o si basa su strutture e mezzi che
”si prevede che”, “saranno o“dovranno”?
6 - Il Piano indica chiaramente chi comanda (e
su chi) durante la gestione dell’emergenza, o
rimanda ad ineffabili “coordinamenti”?
7 - Il Piano prevede una catena di comando in
caso di indisponibilità del responsabile?
8 - Esiste qualche autorità pubblica che ha ritenuto
valido il piano di emergenza e che quindi pagherà
di persona qualora il piano approvato si rivelasse
inefficace?
9 - Il Piano è stato accettato (e quindi controfirmato)
dai responsabili delle strutture operative che
dovranno intervenire durante l’emergenza, oppure
essi si riterranno svincolati da ogni impegno
durante una vera emergenza?
10 - Da quanto tempo il Piano è stato aggiornato?
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